La fortunata serie televisiva degli anni ’60 ha anticipato non poco il nostro futuro.
Ora usiamo quotidianamente degli oggetti che nella saga di Gene Roddenberry (l’ideatore di Star Trek) erano stati immaginati, o forse sono stati questi oggetti che nell’immaginario di qualche tecnico sono stati poi introdotti nella nostra realtà.
Già negli episodi degli anni ’60 erano d’uso gli schermi piatti sul ponte di comando della Enterprise, le porte scorrevoli, i comunicatori personali, trasformati poi dalla Motorola nei primi telefoni cellulari, che guarda caso assomigliavano pure ai comunicatori di quell’epoca.
Vediamo pure i tablet, che il capitano firmava in ogni missione, e i floppy disk che negli episodi erano dei rettangoli colorati che si inserivano nella poltrona del posto di comando.
Il tenente Uhura (l’addetta alle comunicazioni) portava all’orecchio quello che oggi definiremmo un auricolare bluetooth, e per capire tutte le razze aliene, ecco il traduttore universale, oggi non così evoluto, ma abbastanza funzionale.
Invece il dottor McCoy usava l’hipospray, una siringa ad aria compressa introdotta poi per le vaccinazioni su larga scala, i lettini dell’infermeria pare siano stati copiati dall’esercito americano, e il tricorder, uno strumento poco lontano dagli smartphone dell’ultima generazione.
Nelle serie successive non mancavano poi i computer portatili, i touch screen, i Google Glass, l’alluminio trasparente (conosciuto oggi come Alon e prodotto da una società chiamata Surmet), il localizzatore di equipaggio (Trova il mio iPhone) e il ponte ologrammi (realtà aumentata).
Insomma in un’epoca dove i computer occupavano ancora intere stanze, una serie di fantascienza, prevedeva ed anticipava invenzioni di odierna attualità.