I primi centri meccanografici si sviluppano intorno agli anni ’60 e sono composti da diverse macchine meccanografiche collegate tra loro con diverse funzionalità ed estese per uno o più saloni.
Il cuore del centro meccanografico è un calcolatore solitamente a valvole capace di eseguire moltiplicazioni e divisioni. Questa macchina può essere considerata come una CPU di un computer moderno. E analogamente alle attuali CPU anche questa macchina aveva bisogno di un sistema di raffreddamento, realizzato con un sistema di aspirazione dell’aria calda. I primi elaboratori erano solitamente dotati di vere e proprie cappe di aspirazione.
Il sistema di scrittura e memorizzazione dei dati era realizzato con le macchine perforatrici. Queste macchine, costituite da una tastiera, sono in grado di scrivere sulle schede perforate con opportune perforazioni. Le schede perforate sono poi archiviate, analogamente alla memoria secondaria HD.
Visto il poco spazio disponibile in una scheda perforata c’era la tendenza di sintetizzare il più possibile il contenuto memorizzato, in modo da ottimizzare al massimo le 80 colonne disponibili. Per esempio non viene mai scritto un anno per intero, ma vengono riportate soltanto le ultime due cifre. In seguito a questa tendenza si diffonde la paura del Millennium Bug data l’impossibilità di distinguere gli anni successivi all’anno 2000 con quelle precedenti.
In Italia questi centri erano veramente pochi e si potevano trovare nelle banche, nelle assicurazioni, nelle grosse società, negli enti statali ed ospedalieri.
Qualcuno un po meno giovane potrà ricordare che quando si prenotava un libro presso la libreria “Pianezza” di Busto Arsizio (VA) negli anni ’80, veniva fornita una scheda perforata ridotta IBM come ricevuta per l’avvenuta prenotazione.
Altre schede ad 80 colonne si potevano trovare con i contratti per le utenze o il canone della televisione di stato.
Questi centri erano molto diversi dagli odierni elaboratori, richiedevano un’ambiente dedicato, solitamente ben climatizzato, e pochi “eletti” rigorosamente in camice bianco ci lavoravano!