Era il 1984 e a Milano dietro al Castello visconteo compare nel parco una curiosa costruzione. Era la mostra itinerante della IBM EXHIBIT, una costruzione avveniristica ideata da Renzo Piano, dove era possibile vedere in anteprima tutte le innovazioni nel campo dell’informatica.
Un angolo di fantascienza immerso nel verde del parco.
l’Exhibit Tour, la mostra itinerante che doveva “far conoscere a un pubblico più vasto, e in particolare ai giovani, il mondo complesso e affascinante degli elaboratori”, secondo le parole del Presidente IBM Europe Kaspar Cassani nell’“Editoriale” del catalogo dell’edizione italiana (IBM International Exhibit Center, 1984).
La filosofia del progetto mirava a inserire un contenuto altamente tecnologico in una struttura che dialogasse con l’ambiente naturale. La costruzione disegnata da Renzo Piano era un padiglione in legno lamellare, policarbonato e alluminio, una serra trasparente inserita in parchi e spazi verdi che sembra far propria la tradizione degli edifici in ferro e vetro ottocenteschi, mescolata con l’evidente profilo matematico delle piramidi di copertura che l’avvicina alle cupole geodetiche di Richard Buckminster Fuller. Dunque la rilevanza di questo evento, che ottenne un grande riconoscimento dal parte del pubblico nei diversi paesi europei che attraversò, sembra essere nel superamento del modo tradizionale di esporre la tecnologia. Non si trattava qui di far vedere macchine, ma di farne comprendere il funzionamento e, soprattutto esaltarne le potenzialità future. La serra è l’involucro, i computer sono gli strumenti, ma la vera essenza della mostra consiste negli exhibit elettronici, che rendevano accessibile a un pubblico vasto l’immagine stessa della tecnologia, l’emozione di gestire individualmente una mole sconfinata di informazioni, lo stupore per la carica estetica delle applicazioni elettroniche nella combinazione di arte e scienza, elaborazione di immagini, suoni e colori. In Exhibit viene raccontata la centralità del personal computer, da strumento per la gestione di dati, a macchina ludica, ad ausilio in numerose situazioni quotidiane.
In quella occasione era possibile toccare con mano l’allora neonato IBM PC e tutte quelle tecnologie che a quel tempo sembravano appartenere alla fantascienza come i primi schermi piatti al plasma di colore arancione.
Ma in quell’occasione si respirava un profumo di fantascienza appartenuto fino ad allora solo ai film di Star Trek. E’ stata un’esperienza indimenticabile, e ricordo che all’epoca ho preso tutta la documentazione possibile perchè in me già era scattata la scintilla di voler capire studiare e conoscere il più possibile sugli elaboratori elettronici.
Scarica il fascicolo “Innovazione e tecnologia degli Elaboratori IBM”, preso in quell’occasione, cliccando qui.
Nel 1984 pochi avevano un’elaboratore personale e i primi Home Computer, come il Commodore 64, si affacciavano timidamente nelle nostre case. Fu anche la prima volta che vidi uno schermo piatto al plasma arancione e fu anche la prima volta che ascoltai un Compact Disc, che oggi ci sembra così scontato e quasi superato, ma allora un altro oggetto degno del mondo della fantascienza!