L’Italia ha sempre avuto un ruolo importante per lo studio e lo sviluppo dei meccanismi di calcolo fino alla più sofisticata tecnica di miniaturizzazione concepita da un nostro connazionale con i primi circuiti microprocessore.
Un primato importante di un paese che spesso si autocommisera lasciando i meriti a chi riesce ad imporsi con maggior tenacia e che spesso ha acquisito tecnologie da chi non ne ha saputo approfittare. Come il caso eclatante di una Olivetti che ha dovuto cedere tutta la sua avanguardia nella ricerca elettronica/informatica ad un paese estero che ne ha tratto degli evidenti vantaggi tecnici ed economici.
Dalla mia ricerca storica spiccano queste importanti scoperte che tanto hanno contribuito all sviluppo della moderna scienza informatica:
1502: Il primo calcolatore meccanico potrebbe essere stato concepito da Leonardo da Vinci attorno a quel periodo.
Nel 1967 gli scienziati che lavoravano nella Biblioteca Nazionale di Spagna, Madrid, si erano imbattuti in due opere sconosciute di Leonardo da Vinci, ora conosciute come “Codice di Madrid”. C’era molta eccitazione per questa scoperta ed in tutti quei nuovi codici pieni di meccanismi di Leonardo spicca una versione anticipata del complicato calcolatore di oggi, il meccanismo di Leonardo era composto da dieci ingranaggi che ruotando contavano i numeri da 0 a 9, e al successivo giro il numero 9 ritornando a zero spingeva un piccolo perno che faceva così scattare la successiva ruota (quella delle decine), che a sua volta dopo 10 giri faceva scattare la successiva ruota delle centinaia. In questo schizzo di Leonardo pare anticipare di parecchi anni il meccanismo di riporto usato poi nelle più moderne addizionatrici meccaniche.
1650: E’ ancora un’italiano, Tito Livio Burattini che studia ancora una calcolatrice meccanica. Burattini era un tipico genio universale del tardo Rinascimento europeo. Era un abile architetto, astronomo, matematico, ottico, meccanico, ecc.
Nel 1650 Burattini creò appunto un dispositivo di calcolo (il cosiddetto ciclografo), che nel 1658 è stato donato al Ferdinando II de ‘Medici, granduca di Toscana (ci sono 2 lettere dello scienziato italiano Giovanni Alfonso Borelli, datato Novembre e dicembre 1658, che menzionavano l’istrumento o cassettina numeraria (strumento o cofanetto per i numeri) inviato da Burattini al Granduca.)
1709: Giovanni Poleni, invece, è stato il primo a costruire un calcolatore automatico azionato da pesi, come un’orologio a pendolo. Fatto di legno, il suo orologio calcolatore fu costruito nel 1709. Poleni descrisse la sua macchina nella sua Miscellanea nel 1709, ma fu anche descritta da Jacob Leupold nel suo Theatrum Machinarum Generale che fu pubblicato nel 1727.
1799: Il pioniere dell’invenzione della pila elettrica, oggi presente in una miriade di dispositivi elettronici, fu il comasco Alessandro Volta, che costruì in quell’anno, il primo generatore statico di elettricità mai realizzato. L’apparecchio passò alla storia come Pila di Volta, e per la sua invenzione l’italiano fu insignito anche di una medaglia d’oro da parte di Napoleone Bonaparte.
Voi direte: Ma cosa c’entra Volta con la storia della macchina da Calcolo? Pensate un poco a tutti i nostri dispositivi portatili se non ci fosse una batteria all’interno per farli funzionare!
1953: Nasce la famosa Calcolatrice Elettronica Pisana.
Le province di Pisa, Lucca e Livorno in quel anno misero a disposizione la somma, allora significativa, di 150 milioni di lire per la realizzazione di un sincrotrone, che poi fu invece costruito a Frascati. Fermi suggerì allora di utilizzare la maggior parte di quel finanziamento per progettare e costruire un calcolatore elettronico. La CEP fu realizzata come prima macchina ridotta nel 1957, grazie agli sforzi di Marcello Conversi, direttore del Dipartimento di Fisica, e di Alessandro Faedo, matematico, poi preside della Facoltà di Scienze, Rettore dell’Università di Pisa e Presidente del CNR. La CEP era già dotata di circuiti a transistor, era microprogrammata ed era dotata di una delle prime applicazioni del linguaggio Fortran mai realizzate.
1945: L’azienda Olivetti si accorge delle grandi doti e capacità di Capellaro, che riesce non solo a cogliere ogni elemento di criticità nel processo produttivo, ma anche e soprattutto a risolverlo e migliorarlo. Adriano Olivetti decide allora di metterlo alla prova passandolo agli uffici tecnici di progettazione come esperto montatore di modelli sperimentali.
In questa fase della sua carriera, Capellaro può dedicarsi pienamente all’attività che gli è più congeniale: studiare, sperimentare, costruire meccanismi più precisi e veloci inventando con straordinarie capacità intuitive nuovi cinematismi (leve e congegni per la trasmissione del moto nelle macchine da calcolo) o modificando quelli esistenti.
A partire dalla fine degli anni ‘30, comincia a partecipare alla progettazione di diversi modelli di calcolatrici, tra cui la prima addizionatrice progettata dalla Olivetti, la MC4 Summa, e la MC3 Simplisumma. In breve tempo arriva a progettare personalmente alcune tra le più famose macchine da calcolo dell’Olivetti: l’Elettrosumma 14 del 1945, la Multisumma 14 e la Divisumma 14 (calcolatrice elettrica scrivente che esegue le quattro operazioni, con prestazioni superiori a quelle dei concorrenti), entrambe del 1948.
1955: Mario Tchou (1924-1961) guida il laboratorio di ricerca della Olivetti, è un giovane ingegnere italo-cinese, specializzato in fisica nucleare, incontrato da Adriano Olivetti alla Columbia University di New York. Attorno a Tchou si raccoglie un gruppetto di giovani ed entusiasti ricercatori che, insediati nel novembre di quell’anno in una villetta di Barbaricina, alla periferia di Pisa, iniziano a lavorare al progetto.
Nasce l’Elea: è il nome di una serie di calcolatore mainframe sviluppati dall’Olivetti nella seconda metà degli anni cinquanta, la cui terza generazione, denominata Elea 9003, realizzato con transistor ad altissime prestazioni, è stato il primo computer della storia interamente realizzato con componenti a stato solido (transistor). Fu concepito, progettato e sviluppato da un piccolo gruppo di giovani ricercatori.
1962: La Olivetti lancia la Programma 101, una macchina calcolatrice con stampante. Soprannominata Perottina in onore del progettista Pier Giorgio Perotto, è considerata il primo personal computer della storia. Hanno partecipato alla costruzione di questa innovativa macchina Gastone Garziera e Giovanni De Sandre.
1971: ll padre del microchip, un congegno minuscolo eppure fondamentale per l’elettronica moderna, è il fisico vicentino Federico Faggin. L’inventore negli anni 70 si trasferì in America dove fu assunto dalla Intel, e nel 1971 fu capo progetto dello sviluppo di Intel 4004, il primo microprocessore al mondo. Negli anni gli sono state conferite diverse lauree honoris causa, ed anche un premio per l’innovazione nel 2010 da parte di Barack Obama. (Immaginate se non esistevano i microprocessori, non sarebbero esistiti i computer come li conosciamo oggi!)
1997: Nasce l’algoritmo di compressione MP3. La sua ideazione è dovuta a un team di lavoro istituito presso il CSELT e coordinato da Leonardo Chiariglione. Leonardo Chiariglione (Almese, 30 gennaio 1943) è un ingegnere italiano. Chiariglione è noto per aver fondato, insieme a Hiroshi Yasuda, l’MPEG, un gruppo internazionale di esperti che ha prodotto i noti standard audio-video MPEG-1, MPEG-2 e l’MP3, ed altri.
2005: All’Interaction Design di Ivrea nasce Arduino, il primo hardware open source che chiunque può modificare o programmare. Arduino è una piattaforma hardware composta da una serie di schede elettroniche dotate di un microcontrollore. È stata ideata e sviluppata da alcuni membri dell’Interaction Design Institute di Ivrea come strumento per la prototipazione rapida e per scopi hobbistici, didattici e professionali.
Il nome della scheda deriva da quello del bar di Ivrea frequentato dai fondatori del progetto, nome che richiama a sua volta quello di Arduino d’Ivrea, Re d’Italia nel 1002.
2006: L’accelerometro a 3 assi. C’era un tempo in cui per controllare i dispositivi occorrevano le mani, poi però si è passati ai gesti. Il merito è dell’accelerometro a tre assi messo a punto da Benedetto Vigna nel centro di ricerca di STMicroelectronics a Cornaredo guidato da Bruno Murari, un dispositivo che ha permesso di realizzare dispositivi comandabili con i gesti, semplicemente muovendo le mani in aria. Basta citare la Wii per capire la portata di un’invenzione del genere che tutt’ora troviamo ovunque, dagli smartphone ai tablet passando per gli smartwatch.