Il primo programmatore della storia era una donna.
Si chiamava Ada Lovelace ed era la figlia del famoso poeta inglese Lord Byron, e al contrario del padre decise di intraprendere degli studi scientifici.
Nasce con il cognome Byron nel 1815 ed è stata sempre molto curiosa e in grado di capire velocemente i fatti e le situazioni che si trovava davanti. I libri sono i suoi compagni preferiti. È lì che cerca le risposte, soprattutto nei libri di scienza.
Ada cresce con la casa piena di libri di matematica, cerca nei numeri quell’equilibrio, quella tranquillità e quella stabilità emotiva che le mancano per un’infanzia un po difficile dovuta ai cattivi rapporti che aveva con la madre. Infatti in età giovanissima lascia la sua casa natale per vivere indipendentemente. Per lei la sfida da risolvere più grande sono i problemi legati ai numeri.
Ada riesce a portare a termine gli studi scientifici.
Sposa un certo William King Noel, conte di Lovelace da cui prende appunto il nome di ‘Ada Lovelace’.
Ma l’occasione della sua vita la trova, non per suo marito, ma con l’incontro di un eccentrico scienziato/matematico inglese di nome Charles Babbage, che la convince a seguirlo nei suoi studi e nelle sue ricerche.
Babbage è famoso per l’invenzione della macchina differenziale e della macchina analitica, il precursore del moderno concetto di macchina universale, o meglio una macchina che non esegue solo calcoli, ma alla quale è possibile fornire indicazioni su come eseguirli, in parole povere è una macchina che ha la possibilità di essere programmata. Ada trova nel progetto di Babbage l’occasione della sua vita, finalmente ha a che fare con i suoi amati numeri, tanto non è vero che lo stesso Babbage, fiero della sua collaboratrice, la soprannominerà “l’incantatrice di numeri”.
Ada si accorge di avere di fronte un nuovo oggetto, una macchina, che presto cambierà le sorti del mondo. Ne parla come “una macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo”, e presto arriverà a pensare che questa macchina in futuro sarà pure in grado di pensare.
In questo pensiero sembra anticipare i concetti dell’intelligenza artificiale.
Ada era talmente entusiasta della macchina di Babbage che esclamo: “la macchina analitica intreccia rabeschi algebrici così come il telaio di Jacquard intesse foglie e fiori”.
Un contributo importante lo ha fornito pure con la traduzione in inglese delle opere del matematico italiano Luigi Menabrea che approfondiva gli studi e le impressioni sulla macchina analitica di Babbage. Ada fa molto più che tradurre testi, aggiunge diverse note e appunti personali, che fanno presagire la sua capacità di prevedere molte delle future applicazioni dei computer moderni. Alla fine del libro inserisce un nuovo algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernoulli (cioè serie di numeri calcolate da un matematico svizzero, che sembrano molto complicate ma in realtà servono a risolvere problemi ancora più complicati). L’algoritmo di Ada viene oggi riconosciuto come il primo programma informatico della storia. Da quella sua traduzione Alan Turing, il celebre matematico inglese prenderà l’ispirazione necessaria per costruire il primo computer.
Oggi Ada Lovelace è un esempio per tante donne che dedicano la loro vita alla scienza e alla ricerca, ma il suo contributo è stato a lungo ignorato e sottovalutato. Solo nel 1979 il Ministero della Difesa statunitense onorerà la sua memoria e il suo lavoro chiamando “Ada” un linguaggio di programmazione, che si studia ancora oggi all’università.