Per alcuni potrebbe essere difficile da ricordare, ma c’è stato un tempo in cui i codici a barre, (noti anche come codici UPC), erano considerati tecnologia futura.
Molti di noi, non più tanto giovani, ricorderanno che nei supermercati degli anni ’70 erano in uso degli ingombrati registratori di cassa con un’infinità di tasti che recavano oltre ai numeri che componevano l’importo divisi su diverse colonne per le unità, le decine, le migliaia, e via dicendo, i tasti per il codice reparto, i tasti per lo storno del prodotto battuto erroneamente e tante altre funzioni, tutte rigorosamente meccaniche! Naturalmente queste macchine meccaniche erano lente e rumorose, inoltre era impossibile riportare il nome di ogni singolo prodotto sullo scontrino, perché quest’ultime non erano certamente collegate ad un computer che conteneva l’anagrafica di tutti i prodotti del punto vendita.
E’ stato così fino al 1952 quando fu rilasciato il primo brevetto di codice a barre. Prima di allora, non esisteva un vero sistema di monitoraggio automatizzato e attività come il controllo della spesa presso il negozio o il conteggio dell’inventario venivano completate manualmente. E’ appunto dagli anni ’70 che i codici a barre e gli scanner dei codici a barre sono apparsi per la prima volta nel settore pubblico e hanno rivoluzionato il settore della vendita al dettaglio e della distribuzione.
Ma chi ha inventato i codici a barre e i lettori di codici a barre?
Verso la fine degli anni ’40, una catena di negozi di alimentari di Filadelfia chiese ai ricercatori del Drexel Institute of Technology di studiare un metodo per leggere automaticamente le informazioni sul prodotto durante il checkout, ed un insegnante di Drexel, Norman Joseph Woodland fun incaricato di cercare una soluzione a questo problema.
Per due anni, furono effettuati parecchie sperimentazioni. La soluzione arriva durante una giornata al mare: Woodland comincia a disegnare sulla spiaggia dei punti e delle linee orizzontali, provenienti dal codice Morse e si accorge che se con le dita allunga in verticale quei segni, i tratti originati dai punti si trasformano in solchi più stretti che, accanto a solchi più larghi originati dalle linee, fanno di quel disegno un possibile nuovo codice. Su quella spiaggia ha preso forma quello che, da lì a poco, sarebbe diventato il codice a barre.
Per leggere questo codice a barre, Woodward ha realizzato un dispositivo adattato dal sistema audio del film Lee de Forest. È un sistema sviluppato negli anni ’30 che utilizzava una fotocellula che rilevava la luce del proiettore cinematografico mentre passava attraverso il lato del film dove era presente la banda ottica del suono. La luce così rilevata viene convertita in suono. Lo scanner di Woodward invece ha convertito la luce riflessa in numeri. Con l’evoluzione della tecnologia, e l’avvento del tubo laser, si scopre che utilizzando un fascio di luce laser indirizzato sul codice a barre, la lettura di tale codice è più affidabile e richiede un lettore molto più compatto e semplice. Ecco come è stato inventato lo scanner dei codici a barre.
Woodward fece domanda per un brevetto per il moderno scanner di codici a barre e codici a barre già nel 1949, e fu approvato tre anni dopo. Mentre la IBM era interessata all’acquisto di questo brevetto, nel 1962 la Philadelphia Storage Battery Co. (Philco), un pioniere nella produzione di televisioni, radio e batterie, lo acquistò, assegnandosi così il merito di essere stato il primo produttore di apparecchi per la lettura dei codici a barre. Qualche anno dopo, quella compagnia lo vendette alla RCA.
E’ nell’estate del 1974, che tre supermercati hanno utilizzato per la prima volta gli scanner per i codici a barre:
Nel giugno 1974, il Marsh Supermarket a Troy, Ohio, ha installato un sistema prototipo. Il primo oggetto scannerizzato con codice a barre era una confezione di gomma da masticare “Juicy Fruit”. Fu Sharon Buchanan, la cassiera che scansionò per la prima volta il codice a barre stampato sul pacchetto di gomme da 67 centesimi. Questo pacchetto di gomme è passato alla storia, tanto non è vero che questo storico pacchetto è conservato allo Smithsonian Institution’s National Museum of American History di Washington D.C, negli Stati Uniti.
Un mese dopo, i sistemi di scansione della produzione furono installati in un negozio di alimentari Steinberg a Montreal, in Canada, e in un negozio Pathmark a South Plainfield, New Jersey.
Questi risultati sono stati il culmine di tre lunghi anni di lavoro da parte dell’industria alimentare per creare un codice di prodotto universale (UPC) che alla fine si sarebbe trasformato nei moderni sistemi di punti vendita (POS). Dopo un periodo di prova, i vantaggi dell’utilizzo di questo tipo di sistema furono evidenti.
Ora quando passate un vostro prodotto sullo scanner della cassa del supermercato il bip che ne seguirà vi ricorderà questa incredibile storia!
Nel 1994, 20 anni dopo il primo timido esperimento con i barcode, nasce il QR Code, ma… questa è tutta un’altra storia!