Voglio condividere con chi legge, un poco di retro nostalgia tecnologica!
Mi piace ricordare la tecnologia di quando ero piccino, erano la fine degli anni ’60, quando tutto era meno sofisticato ed il mondo si preparava all’espansione di nuove scoperte ed invenzioni.
Ricordo con piacere il primo televisore (…e di uno solo si trattava), che solitamente stava in cima ad un “trespolo” di metallo con diversi ripiani di vetro. Su quello inferiore faceva bella vista lo stabilizzatore di tensione, che nell’immaginario della mia gioventù era una pesante e misteriosa scatola che un giorno aprii per la mia già sviluppata curiosità per la tecnologia.
In quella scatola era presente una colata di catrame che nascondeva chissà quale circuiti misteriosi!
All’ultimo piano giaceva il televisore, oggetto di culto dell’epoca, dove ad una certa ora si assisteva, rigorosamente in bianco e nero, all’inizio delle trasmissioni.
Erano le ore 17, quando il monoscopio che emetteva un fischio continuo, trasmetteva pochi minuti prima dell’ora fatidica una musica che annunciava che fra pochi minuti incominciavano le trasmissioni. E appunto allo scattare delle ore 17 ecco la fatidica sigla della RAI (Allora esisteva solo il primo ed il secondo canale), e subito dopo; la TV dei ragazzi che tanto si aspettava.
Quel televisore in alto al suo carrello si guastava di sovente perché era ancora a valvole, e ricordo il tecnico che si recava in casa con una valigetta colma di questi misteriosi tubi a vuoto. Erano tempi che si usava ancora dare quel “colpettino” bene assestato per eliminare magari qualche fastidioso scroscio. Non vi dico l’emozione di quando, verso la fine degli anni ’70, entrò in casa mia il primo televisore a colori, e sancì il termine di tutti quegli interventi alle valvole.
Invece in un’altro angolo della casa c’era la radio e mi ricordo che quando la si accendeva passava quasi un minuto prima di sentire la prima scoppiettante musica. Nel mentre si potevano osservare sul retro, perché ero curioso di vedere cosa accadeva all’interno di quella scatoletta di legno, quelle misteriose valvole che piano piano si illuminavano di arancione ed emettevano un certo tepore. Invece in un cassetto c’era la famosa radio a transistor della GBC che ora fa sorridere tutti con il suo auricolare per l’ascolto individuale!
Anche il giradischi, che allora si chiamava la fonovaligia, era a valvole e non leggeva sicuramente gli MP3 ma bensì i dischi in vinile o i più vecchi 78 giri in “sasso”, come mi piaceva definirli da piccolo.
Lo stesso apparecchio funzionava pure a 16 giri, a 45 giri ed i più diffusi 33 giri, che ancora oggi sono apprezzati dai collezionisti nostalgici.
Ed il telefono? Non era certo lo scintillante smartphone, ma era quell’aggeggio di plastica grigia marcato SIP che componeva i numeri con un disco rotante poi sostituito dalle prime tastiere elettroniche.
I primi approcci con le macchine da calcolo lo ebbi con la prima calcolatrice che costava parecchio e faceva semplicemente le operazioni basilari, il display di quest’ultima era una valvola che visualizzava dei numeri verdi e tremolanti. Il passo successivo fu la calcolatrice scientifica della Sharp che entrò nella mia vita come un oracolo!
Comunque la vera svolta tecnologica fu l’ingresso in casa mia del primo “computer”. Allora comprare questa macchina fantascientifica era un’impegno finanziario abbastanza importante, e per l’occasione bruciai uno dei miei primi stipendi degli anni ’80.
Era il commodore 64 con il datasette ed un televisore da 14” della Mivar da usare come monitor.
Un oggetto misterioso tutto da comprendere, passai le notti sul suo manualetto per carpirne tutti i segreti, ma all’epoca mi sembrava di aver portato in casa un pezzetto di futuro.
Ci si faceva poco, più che altro ci si giocava, ma ha plasmato la mia conoscenza per introdurmi in quello che poi si trasformò in un oggetto di uso quotidiano.
Ora i ragazzi che vedono questi oggetti della mia infanzia sorridono, ma per me sono stati momenti magici e ricordo ancora con piacere queste conquiste.