Vi voglio raccontare una storia. La storia di una persona umile che nasce in una famiglia poverissima, ma che grazie a lui Olivetti raggiungerà fama internazionale.
Natale Capellaro nasce ad Ivrea il 22 dicembre del 1902 in via Arduino 30, da una famiglia molto povera. Il padre, ciabattino, ha un negozio sotto casa dove ripara le scarpe.
Infatti da piccolo Natale aiutava spesso i suoi genitori tagliando il cuoio dei “scalfarott”, le solide scarpe di montagna dei contadini della zona. Le sue mani avevano spesso un odore acuto di cuoio, di spago e di colla: era un profumo misterioso e affascinante. Quegli odori, ricorderà poi Natale, sono rimasti nella sua memoria olfattiva, e quando vede un calzolaio tenta di risentirli.
Ma, Natale sentiva spesso i suoi genitori parlare di problemi economici, ed ancora scolaro chiede a loro di poter andare a lavorare in fabbrica per poterli aiutare economicamente. Ma i genitori si sono sempre opposti a questo suo volere e lo hanno obbligato a frequentare le scuole fino alla sesta elementare (allora non erano cinque anni).
Dopo la scuola trova lavoro presso una tipografia locale, e per il giovane apprendista è davvero un’esperienza preziosa.
Il 7 dicembre 1916, a neppure 14 anni, trova lavoro nella “Fabbrica”, così era chiamata a quel tempo la gloriosa Olivetti, come apprendista. Viene assegnato al reparto di montaggio della M1, il primo modello di macchina da scrivere presentata cinque anni prima a Torino. Guadagna Lire 7,50 alla settimana, ma dopo meno di due mesi riceve un’aumento inaspettato, per merito, di Lire 30 al giorno. E’ quasi una fortuna per un giovane di quel tempo.
Questo aumento gli venne concesso per un aneddoto particolare del quale si è molto parlato:
In fabbrica spariscono alcune parti meccaniche. Fermato all’uscita della fabbrica, con alcuni pezzi, viene proposto per il licenziamento, ma Burzio, primo collaboratore di Camillo Olivetti, che conosce molto bene quel giovane con tanta voglia di fare, si reca a casa di Capellaro per una verifica. Chiede, in stretto piemontese, alla madre se “Natalino” ha portato a casa dei pezzi. Qui scopre che il giovane, con i pezzi di scarto di una tastiera, sta costruendo proprio un prototipo di “finta tastiera” da consegnare alle dattilografe per esercitarsi senza utilizzare prodotti finiti. Quel prototipo verrà poi trasformato in attrezzo definitivo e consegnato alle linee di montaggio.
La fortuna non monta la testa del giovane apprendista, che continua a seguire disciplinatamente gli ordini, ma cercando di comprendere tutto il sistema produttivo: se ne impadronisce, ne intravede le possibilità di miglioramento.
L’obbiettivo, dopo la guerra, di Adriano Olivetti, che succederà al padre Camillo nella dirigenza della Olivetti, è di rompere il monopolio di costruttori famosi, soprattutto americani, come Monroe, Friden, Marchant.
Adriano Olivetti scopre che il geniale Capellaro ha già messo a punto un prototipo di macchina calcolatrice scrivente, la MC 14. Da questa prima serie di macchine prenderà corpo la calcolatrice automatica scrivente Divisumma 24, la vera ragione dello straordinario successo e dell’espansione mondiale dell’Olivetti negli anni Cinquanta.
Dal 1960 Natale Capellaro è nominato Direttore Generale Tecnico, finendo per contribuire anche all’innovazione delle macchine per scrivere.
Il grande successo delle macchine da calcolo progettate da Capellaro assicurava alla Olivetti la maggior parte dei propri profitti. Tuttavia, quando nel 1964, il piccolo gruppo di Pier Giorgio Perotto produsse la Programma 101, una calcolatrice elettronica programmabile, da molti considerata il primo “personal computer” , la prima persona a cui Perotto mostrò il prototipo fu proprio Capellaro che, con umiltà, riconobbe che l’era del calcolo meccanico era finita.
L’Università di Bari, una delle più prestigiose in Italia, gli conferisce la Laurea Honoris Causa per il suo genio inventivo, il 20 dicembre 1962.
Questa è la storia di un umile ragazzino, che, con tanta voglia di fare, ha lasciato un segno indelebile nella storia di un’Italia imprenditoriale che stava costruendo il nostro futuro.