L’IBM Personal Computer, abbreviato in PC IBM o IBM 5150, è un personal computer dell’IBM.
Presentato il 12 agosto 1981 e commercializzato dal settembre 1981 all’aprile 1987, fu uno dei primi personal computer con microprocessore ad architettura x86, ed è stato poi sostituito dall’IBM Personal Computer XT.
Presentato ufficialmente al COMDEX di Las Vegas il 12 agosto del 1981, le consegne iniziarono il mese successivo. Nel primo anno ne furono venduti 200.000. Per confronto, il contemporaneo Sinclair ZX80, popolarissimo ed economico, vendette 70.000 pezzi in un anno. Il successo fu tale che pochi mesi dopo il lancio ne uscirono dei cloni, i famosi PC IBM compatibile.
La denominazione “PC IBM” verrà usata in seguito per indicare tutti i personal computer prodotti negli anni seguenti da IBM, la cui architettura hardware negli anni seguenti si afferma prepotentemente sul mercato, dando origine anche a un vastissimo numero di cloni noti come “IBM compatibile”.
Inizialmente IBM affermò la propria architettura hardware ma con la nascita dei compatibili IBM altri produttori conquistarono grosse fette di mercato e furono in grado di imporre le proprie scelte architetturali. Col passare degli anni IBM divenne sempre meno in grado di imporre proprie scelte architetturali fino a quando nel 2004 decise di uscire dal mercato dei personal computer ormai diventato troppo competitivo e quindi poco remunerativo.
Con l’uscita di IBM dal mercato dei personal computer, i termini “PC IBM” e “compatibile IBM” hanno perso di significato (se non in ambito storico) e sono entrati in disuso. L’architettura hardware dei personal computer successori dei PC IBM e dei compatibili IBM viene decisa da vari consorzi in cui sono riunite tutte le maggiori aziende del pianeta impegnate nella produzione di hardware per personal computer.
Di serie il computer non aveva in dotazione nessun sistema operativo.
Nell’ottobre del 1980 la IBM stava cercando un sistema operativo per il suo nuovo personal computer, il PC IBM e si rivolse alla Digital Research di Gary Kildall, già autore del CP/M che allora era lo standard per i microcomputer. I negoziati però fallirono perché la IBM offriva il pagamento di una licenza fissa di 250.000 dollari indipendentemente dal numero di copie del sistema operativo realizzate, mentre Digital Research voleva un accordo basato sul pagamento di una royalty per ogni singola copia realizzata.
Continuando la ricerca, la IBM chiese alla Microsoft di Bill Gates e Paul Allen – che allora produceva principalmente linguaggi di programmazione come il Microsoft BASIC – la quale prese contatti con la Seattle Computer Products (SCP) che pochi mesi prima aveva scritto un clone a 16 bit del CP/M chiamato QDOS (Quick & Dirty Operating System), poi distribuito come 86-DOS, per i Gazelle, dei microcomputer che stava producendo, basati sull’8086 e sul bus S-100. Dopo una veloce revisione dei sorgenti, che consistevano in circa 4000 linee di codice assembly, il tutto fu mandato alla IBM per una valutazione.
La IBM rimase soddisfatta, quindi la Microsoft acquisì i diritti dell’86-DOS dalla SCP nel luglio 1981. Il mese dopo la prima versione di MS-DOS era sul mercato; IBM però, avendola sottoposta a un esteso controllo di qualità e avendo trovato oltre 300 bug, ne riscrisse alcune parti e ne cambiò il nome in PC-DOS 1.0 e entrambe le versioni furono licenziate congiuntamente da Microsoft e da IBM. Le versioni successive furono licenziate separatamente, da Microsoft come MS-DOS e da IBM come PC-DOS, in genere in coincidenza con l’uscita sul mercato di una nuova linea di personal computer.