Puntata integrale di “Correva l’anno” dedicata a due visionari del nostro tempo: Adriano Olivetti e Steve Jobs.
Futuro richiede futuro. Adriano Olivetti e Steve Jobs hanno avuto la capacità di far vedere con il loro dire ciò che ancora non c’era, rendendolo presente ma, soprattutto, indispensabile.
Guardando alle loro storie, ci si accorge che l’innovazione ha molto a che fare con il linguaggio. Chi intuisce il nuovo deve avere la capacità di rappresentare con le parole ciò che ancora non esiste, persuadendo finanziatori, partner, collaboratori e quegli ossi duri dei consumatori. Il verosimile è l’universo di riferimento dell’innovatore e la retorica è la sua arma espressiva. Il nuovo prodotto, verosimilmente, avrà successo; la nuova organizzazione aziendale, verosimilmente, porterà risultati economici e sociali. Verosimilmente: non c’è un “lo abbiamo già fatto” a rassicurare; non ci sono numeri o andamenti da osservare; ci sono solo proiezioni, ipotesi, supposizioni. E c’è un’idea. Quella sì. O, almeno, si spera che lo sia.
Le idee, le visioni hanno un’alleata. È l’arte del dire. Adriano Olivetti e Steve Jobs hanno avuto la capacità di prevedere il futuro inventandolo. E sapendolo raccontare. Adriano dà vita a una progetto utopistico di fabbrica “solidale” con il territorio. Una fabbrica che non insegue il solo profitto, ma mette al centro il benessere della comunità. Le parole usate da Olivetti sembrano più quelle di un padre spirituale che di un uomo d’affari: