50 anni fa, un piccolo team dell’azienda italiana Olivetti riuscì a concepire ciò che nessuno aveva mai fatto prima di loro; crearono un computer abbastanza piccolo da stare su una scrivania, e poteva essere usato da tutti, anche da persone con nessuna esperienza in campo informatico. Era nata la Programma 101, quello che poi venne considerano da molti il primo personal computer al mondo.
All’epoca il computer era considerato un oggetto irraggiungibile se non da ristretta élite di tecnici, era l’era degli enormi mainframe, composti da diverse unità spesso grandi come frigoriferi, ed occupavano intere stanze.
Il computer non era certo un qualcosa che potevi avere in casa, e la maggior parte delle persone non poteva neppure aver accesso a queste incredibili macchine.
Già Adriano Olivetti volle competere con le grandi società americane, realizzando un computer “nostrano”, progetto che vide la luce con il rivoluzionario computer della serie ELEA, il primo computer al mondo interamente costruito utilizzando dei transistor invece delle costose, fragili ed ingombranti valvole termoioniche.
Negli anni ’60, Roberto Olivetti, allora amministratore delegato dell’azienda, succeduto al padre Adriano, voleva provare qualcosa di veramente rivoluzionario. Voleva che Olivetti realizzasse un piccolo computer che fosse più economico e potesse essere utilizzato da tutti, anche persone senza nessuna esperienza, qualcosa che si potesse collocare su una normale scrivania. Insomma, aveva già chiaro il concetto per creare un personal computer desktop, come lo chiameremmo oggi!
Affidò il progetto all’ing. Pier Giorgio Perotto, che avrebbe lavorato con un piccolo team di sole quattro persone per cercare di aggirare tutti gli ostacoli tecnici e creare questo dispositivo rivoluzionario mai concepito prima!
L’idea era follemente ambiziosa. Il team di Perotto non sapeva nemmeno se sarebbe stato possibile. La tecnologia utilizzata nei computer di allora era troppo ingombrante, quindi il team ha dovuto inventare qualcosa di nuovo per quasi ogni elemento del nuovo dispositivo, che doveva essere delle dimensioni di una macchina da scrivere. Non avevano di certo a disposizione tutta la componentistica moderna per assemblare un computer: La memoria era grande, ingombrante e costosa, i supporti di memorizzazione erano i nastri e le schede perforate, i circuiti integrati non erano ancora in commercio. Quindi tutto era da immaginare ed inventare!
La prima cosa che la squadra ha dovuto ridurre è stata la memoria. Se Olivetti avesse usato la tecnologia esistente, la sola memoria sarebbe stata grande come l’intero computer che avevano immaginato.
Quindi hanno dovuto creare un modulo di memoria da zero che fosse abbastanza piccolo per i loro scopi. Non è una cosa facile da fare, ma hanno creato una sorta di memoria magnetostrittiva della linea di ritardo che era solo una frazione delle dimensioni di altri moduli di memoria. Aveva all’incirca le dimensioni di una piccola scheda madre in un PC di oggi.
Poi hanno dovuto concepire un sistema per memorizzare i programmi, altrimenti tutto il lavoro immesso nella macchina sarebbe andato perduto ogni qualvolta sarebbe stata tolta la corrente dal dispositivo. Doveva essere qualcosa di piccolo e pratico, i floppy disk erano ancora lontani dall’essere inventati! Il team ha trovato una soluzione geniale, una scheda con due strisce magnetiche che potevano essere inserite nella macchina. Ogni carta può contenere uno, a volte due, programmi che è possibile caricare ogni qualvolta si desiderava. Insomma con questa “cartolina magnetica” anticiparono l’invenzione dei floppy disk che durarono decenni prima di essere sostituiti dalle memorie usb (chiavette).
Ma la sfida più importante era la facilità d’uso. Il modo di programmare il computer doveva essere abbastanza facile da imparare e usare da tutti, e non solo dagli informatici.
L’approccio utilizzato da Perotto era quello di creare un semplice linguaggio di programmazione semplificato costituito da un piccolo set di istruzioni. La Programma 101 sarebbe veniva quindi venduta con un sottile manuale che insegnava ai nuovi utenti come programmare la macchina.
Anche l’aspetto del prodotto finale è stata una sfida. Doveva essere elegante, incentrato sull’uomo ed ergonomico. Olivetti era famoso per la sua attenzione al design, e la Programma 101 non doveva essere stata un’eccezione. Il team ha coinvolto l’architetto Mario Bellini. Fu un trionfo del design industriale, molto innovativo per i suoi tempi. Bellini diventerà poi un personaggio di fama mondiale, quindi hanno davvero scelto la persona giusta per questo lavoro.
Alla fine sono arrivati a un computer con uno chassis non molto più grande di una normale macchina da scrivere. Era facile da programmare, poteva memorizzare ed eseguire programmi da una scheda magnetica e poteva essere posizionato su una normale scrivania. Pesava 35 chilogrammi, un peso piuma per quel momento.
La Programma 101 era pronta nell’aprile del 1964. Il primo personal computer vide la luce!
Tuttavia, nella primavera del 1964 nuvole nere si abbattero sulla società di Ivrea. Per la prima volta la Olivetti si trovò ad affrontare una grave crisi finanziaria. Fu allora istituito un gruppo di crisi per ristrutturare Olivetti e parte della loro soluzione era quella di vendere la divisione elettronica dell’azienda considerata “un cancro” per una solida azienda basata su calcolo meccanico. Cosa sapevano comunque gli europei dei computer? Questo è stato un disastro per il team della Programma 101, che stava per essere escluso, o meglio ceduto, dalla Olivetti.
Alla fine, l’americana General Electric colse la palla al balzo e acquistò la divisione elettronica della Olivetti all’inizio del 1965. Il team di Perotto non voleva che il loro duro lavoro finisse in mani americane e forse fosse cancellato per sempre, quindi escogitarono un piccolo trucco:
Per evitare di essere inghiottito dalla General Electric, hanno cambiato la categorizzazione del progetto da “computer” a “calcolatrice” modificando tutti i progetti e tutti i documenti che riportavano la definizione “computer”. Un salvataggio disperato, ma permise al piccolo gruppo di Perotto di restare di proprietà della Olivetti. Quindi la General Electric ha ottenuto l’intera divisione elettronica, meno il fantastico team della Programma 101 che si era nascosto in un piccolo ufficio di Pregnana Milanese, oscurando addirittura i vetri degli uffici per non far vedere dall’esterno cosa stavano progettando!
Purtroppo, ormai Roberto Olivetti aveva lasciato la sua posizione di CEO, e il nuovo management non sapeva molto dei computer e chiaramente non vedeva il potenziale di questa nuova invenzione. Erano convinti che non c’era mercato per questa nuova tecnologia.
Se non fosse stato per la Fiera mondiale di New York nel 1964-65, la Programma 101, probabilmente non avrebbe mai visto la luce del giorno.
Come molte altre aziende, in quell’occasione Olivetti ha voluto mostrare i suoi ultimi prodotti alle masse durante la fiera mondiale. La Olivetti puntava i sui riflettori su un nuovo calcolatore meccanico ultra veloce, la Logos 27, mentre la Programma 101 era segregata in una piccola stanza sul retro. Il nuovo management di Olivetti non credeva ancora nel progetto e lo aveva presentato come un bizzarro prototipo!
Quando la Programma 101 alla fine fu presentata alla fiera mondiale nell’ottobre del 1965, fu la prima volta che il grande pubblico ebbe l’occasione di vedere un computer così piccolo e contenuto. In un’epoca in cui le persone consideravano in gran parte i computer con sospetto, ebbe un impatto che pochi avrebbero potuto prevedere.
Presentando la Programma 101, Olivetti spiegava al pubblico che quella piccola macchina avrebbe calcolato l’orbita di un satellite, inserito semplicemente una scheda con il programma ed alcuni dati da tastiera. Ci sono voluti un paio di secondi, che ai progettisti presenti all’evento, parvero un’infinità, quindi il computer ha iniziato a stampare il risultato. Per noi oggi questo non è certo impressionante, ma 50 anni fa è stato un successo immediato, tanto da rendersi necessario lo spostamento della macchina in una stanza ben più grande!
La gente si accalcava intorno a questa meraviglia, e alcuni addirittura sospettavano che ci fossero dei cavi collegati a un computer più grande nascosto da qualche parte dietro le quinte.
Furono pubblicati articoli sul Wall Street Journal e Business Week con titoli come “Il computer da tavolo con la dimensione di una macchina da scrivere”.
La Programma 101 fu venduta in America al prezzo di circa 3.200 $.
Se la si confrontava con il costo di un computer mainframe negli anni ’60, è stato un vero affare. Anche il solo il noleggio del tempo di accesso a un mainframe per un mese era superiore al costo di questa macchina. Acquistare poi un mainframe, anche il più economico, richiedeva una spesa di almeno 100.000 $.
Olivetti aveva creato un nuovo mercato ed è stata ampiamente ricompensata con la vendita di circa 40.000 unità in nord America.
L’ente spaziale americano, la NASA acquistò almeno 10 Programma 101, e li ha usati per i calcoli per l’atterraggio sulla Luna dell’Apollo 11 del 1969.
Fu solo quando HP lanciò la sua serie HP9100 nel 1968 che la Programma 101 incontrò per la prima volta una accanita concorrenza. Anche se tale dispositivo della HP era fortemente ispirato dalla Programma 101, violando numerosi brevetti, costringendo così HP a pagare a Olivetti 900.000 $ in royalties per l’utilizzo di un’architettura simile e per la “famosa” cartolina magnetica.
Era semplicemente fantastico. Un piccolo team di sole 4-5 persone ha ripensato completamente parecchi concetti informatici ed ha inaugurato così l’era del personal computer.
Alcune specifiche tecniche:
- Peso: 35,5 kg
- Consumo: 350 W.
- Display: nessuno. Ha usato una piccola stampante e un rotolo di carta largo 9 cm.
- Memoria: circa 240 byte.
- Supporto di memorizzazione: carte magnetiche. (I programmi potrebbero essere suddivisi su più schede se una sola non era sufficiente)
- CPU: nessuna. Questo era prima dei microprocessori e i circuiti integrati non erano ancora stati inventati. La logica era tutta composta da transistor, diodi, resistori e condensatori.
Un risultato straordinario per l’epoca!
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