Ebbene si, l’Italia non era il fanalino di coda per quanto riguarda lo sviluppo informatico, anzi moltissime innovazioni esistono proprio grazie al genio Italiano!
Se oggi abbiamo dei computer così sofisticati, dobbiamo proprio ringraziare un italiano di Vicenza:
Federico Faggin, o meglio l’inventore del microprocessore.
Un’italiano esportato in America. Fu capo progetto dell’Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, e di tutti i primi microprocessori dell’Intel (8008, 4040 e 8080) e creò anche l’architettura del 4040 e dell’8080, il primo microprocessore ad alta prestazione. Fu anche lo sviluppatore della tecnologia MOS con porta di silicio (MOS silicon gate technology), un contributo fondamentale che permise la fabbricazione dei primi microprocessori e delle memorie EPROM e RAM dinamiche e sensori CCD, gli elementi essenziali per la digitalizzazione dell’informazione.
Insomma tirando due somme tutto ciò che oggi utilizziamo, esiste grazie alla mente di quest’uomo.
Il 19 ottobre 2010 Faggin ha ricevuto la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione direttamente dalle mani del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, per l’invenzione del microprocessore.
Un’altra realtà italiana che ha contribuito molto allo sviluppo informatico, è la Olivetti di Ivrea, che grazie alla lungimiranza di Adriano Olivetti ha creato il primo computer del mondo interamente costruito coi transistor, e il primo personal computer della storia: La Programma 101.
L’Olivetti aveva, a Pregnana Milanese (MI) un importante polo di sviluppo informatico al passo coi tempi divenuta poi la Olivetti Bull. Nel 2006 Bull, ha dismesso le sue attività e ceduto i laboratori a Eutelia (società che ha portato al disastro finanziario l’area di Pregnana Milanese) chiudendo così mezzo secolo di informatica italiana. Di questa epopea – che ha visto nel momento di massimo splendore un’industria di circa 5000 dipendenti di cui 850 esperti informatici – nella culla dell’Informatica italiana di Pregnana rimangono solo ventimila metri cubi di capannoni vuoti, 250 mila metri quadrati di campi incolti e uffici abbandonati.
Ma non ultima è da ricordare la MAEL: Nata da un’idea dell’ing. Massimo Rinaldi nel 1969, l’allora INSEL S.p.A. (Industria Sistemi Elettronici), con sede a Roma. Più avanti, nella metà degli anni 70, l’azienda cambiò nome in MAEL. La sigla MAEL deriva dalle iniziali dei nomi di Rinaldi e della moglie (MAssimo ed ELiana). Ha inizio una periodo prolifico per l’azienda ed i suoi prodotti ottengono diversi successi a livello mondiale. Purtroppo anche questa ditta è piano piano scivolata nell’oblio. E’ da ricordare che oltre agli elaboratori elettronici, la MAEL ha creato le famose macchine per le Schedine del Totocalcio, le macchine per il pagamento dei bollettini postali, e le macchine per i biglietti delle FS.