Quando abbiamo visto negli anni ’70 la serie televisiva italo-britannica Spazio 1999, abbiamo pensato al 1999 come un futuro ancora tutto da inventare.
Una base lunare alla deriva nell’universo dove c’era un’unico supercomputer dai poteri straordinari.
Era un computer che occupava tutta una parete, e il suo ingegnere David Kano lo accudiva come se fosse una sua creatura.
L’incredibile di questo computer è che aveva sensori in ogni dove, era in grado di identificare pure le astronavi aliene, era di una intelligenza illimitata, ma purtroppo aveva un’infinità di lucine, ma nessun monitor di interfaccia.
In compenso aveva una curiosa tastiera con una miriade di tasti senza nessuna dicitura (Chissà come facevano a programmarlo?), ma la cosa più bella era l’output su di uno scontrino di carta simile a quello dell’esselunga, ma che forniva tutte le informazioni che gli venivano chieste!
Aveva dell’incredibile, su quello scontrino c’erano i dati di tutto un’ecosistema, la traiettoria di un pianeta mai visto, temperature al suolo, e tanto tanto ancora!
Ma eravamo più giovani, ed i computer non erano ancora entrati nelle nostre vite, e quindi eravamo affascinati da quel supercomputer!
Ora usiamo un computer come usiamo un frullatore e vediamo con nostalgica ironia le immagini di quella serie televisiva, semplice, ma che ci ha regalato dei momenti veramente magici!
Un omaggio a Martin Landau (Koenig) che ci ha lasciato nel 2017.